Ho viaggiato, attraversando i confini presidiati da militari armati che delimitano le regioni dell’Uzbekistan
…fino a raggiungere il lago Aral nella Repubblica del Karakalpaqstan.

L’economia chiusa e controllata dell’Uzbekistan sta faticando per adattarsi al ventunesimo secolo, nonostante il paese sia ricco di risorse sia materiali, sia umane. Vari segnali indicano che elementi provenienti dalla cultura occidentale si stanno pian piano sovrapponendo a quelli più peculiari e autentici del paese. Non possiamo non chiederci quali ripercussioni avrà lo sviluppo del turismo nel cambiamento del paese. Il turismo, ma anche l’intervento di capitali e di presenze straniere a livello economico e produttivo: basti pensare alla Cina che importa buona parte del metano di cui l’Uzbekistan è uno dei maggiori produttori mondiali.

Daniela Roveretto 5969 kilometers east from homeL’abbigliamento femminile, assai più di quello maschile, è uno specchio che rimanda alla configurazione sociale e culturale di questo popolo. I variopinti abiti testimoniano della tenace resistenza della tradizione popolare: se nelle zone rurali hanno un tono più dimesso. In città sono le stoffe sgargianti, gli arditi accostamenti di colori e di motivi decorativi a connotare gli abiti. Le donne usano coprire il capo con un velo o con un fazzoletto, anche se la fede musulmana, tacitata durante il dominio dell’ex Unione sovietica, oggi è particolarmente sentita solo nella Valle di Fergana, al confine con l’Afghanistan. Lungo il cammino si incontrano donne di ogni età ed estrazione sociale, che viaggiano in gruppo per visitare i monumenti e i luoghi sacri. Le ragazze colgono ogni opportunità per fermare gli stranieri e chiedere loro di conversare in lingua inglese, in modo da approfondirne la conoscenza scolastica. Le studentesse e le insegnanti vestono per lo più divise sobrie, ma non mancano le giovani che, guardando con desiderio e curiosità ai modelli occidentali, indossano gonne corte, jeans, borsette e occhiali da sole alla moda occidentale.

Daniela Roveretto, nata nel 1965, vive e lavora a Udine. Innamorata da sempre delle arti visive, termina il proprio percorso di studi laureandosi in Conservazione dei Beni culturali. Si avvicina da autodidatta alla fotografia, prediligendo inizialmente il paesaggio e il reportage di viaggio. Le persone, per le loro potenzialità espressive e plastiche, sono i soggetti preferiti della sua ricerca: le ritrae nell’intento di illuminarne l’essenza più intima. Dal 2010 ha frequentato numerosi corsi e seminari, per approfondire la conoscenza della materia e per mantenersi aggiornata sui contemporanei sviluppi della fotografia, allo scopo di ottenere un più convincente risultato nell’esprimere il proprio sentire.

Dal 2011 fa parte del Circolo Fotografico Friulano, dove insegna principi di composizione fotografica al corso base.
Ha partecipato alle esposizioni collettive: “Quaranta per”, Udine, 2014, 18° Fotoincontro, Gorizia, 2016, “Corpi – sociali, urbani, naturali, umani”, Villesse (GO), 2017, San Paolo Patrò – Folclore e devozione a Palazzolo Acreide, Udine, 2017.