SALVATORE PETRILLI

STRADA STATALE 7 QUATER

La statale parte dal confine tra Lazio e Campania e attraversa tutto il litorale domitio-flegreo.
Tutto il percorso della strada è la sintesi di quanto l’uomo abbia potuto influire in termini di degrado e abusi vari.
Dalla fine degli anni 60 in questo pezzo di territorio parte il tentativo di far diventare il turismo un prodotto “assoluto”, privo di legami con l’ambiente e con tutta la storia sociale e culturale precedente.
Alla lunga il prodotto non regge: l’inutile tentativo di sacralizzazione degli spazi attraverso la costruzione di palazzi avveniristici, pinete e spazi attrezzati produce solo illusioni scenografiche dalle quali la comunità è esclusa. Le immagini rilevano la contraddittoria bellezza dei palazzi abbandonati, del mare negato, degli spazi attrezzati. Rappresentazione scenica di una finta e rassicurante bellezza. L’inabilità dello spazio sembra quasi sciogliersi in un abbraccio malizioso, umido, nervoso di sabbia e sterpi. Scheletri di cemento spalancano mostruose cavità oculari su panchine appassite, ragnatele per i sogni di improbabili amanti, incoscienti costruttori di senso e disumanità.
La storia ridiventa marginale e le reti culturali e tecnologiche costruite decadono e il vecchio territorio non si sostituirà più a quello precedente. Tutto si attesta in una visione ordinariamente post-apocalittica che dunque diventa realtà intangibile.
Forme di degrado e solitudine che tuttavia riescono ad esercitare un particolare fascino non di rado capace di creare suggestioni estreme, fino ad una insospettabile idealizzazione del degrado stesso. V. Mazzitellli

[12 stampe in  bianco e nero cm. 30 x 55]

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BIOGRAFIA

Nelle numerose forme artistiche di rappresentazione della realtà i rapporti spazio-tempo,soggetto-oggetto diventano la prima e imprescindibile materia plasmabile, fino ad eccessi creativi che non di rado rivelano la non sempre cosciente presunzione dell’artista demiurgo e creatore. In un noto romanzo di Oscar Wilde questo eccesso ribalta le funzioni del tempo, una forma di rappresentazione pittorica che ridefinisce i suddetti rapporti e ne descrive gli sviluppi attraverso il tempo di un romanzo. Nell’esatta visione opposta, fotografo per testimoniare all’infinito ciò che in realtà è vissuto solo davanti ai miei occhi, come soggetto-spazio in quel dato oggetto-tempo; una rappresentazione differita tra la mia visione dello spazio-soggetto e quella nuova rappresentazione del suo tempo che ne deriva e che, a conti fatti, disegna sempre un passato di precoce estinzione. Ecco, probabilmente sono affascinato dall’idea di fotografare il passato, che diventa immodificabile, senza futuro, mentre il soggetto ritratto continuerà invece ad averne uno al di fuori di quella fotografia.
Adoro fotografare le cose morte.

Salvatore Petrilli vive e lavora a Napoli.
Mostre: ROMA,CENTRO DI SARRO, Capodanno 1871 in Villa Mamontov; BOLOGNA,GALLERIA NEON, Artist serial killer; PIACENZA, PLACENTIA ARTE, Forever; BIBLIOTECA S.GIORGIO A CREMANO (NA),Occasional places;NAPOLI, ASSOCIAZIONE CULTURALE MURAT, Caeli motus; BELGRADO,GALLERIA DOMA OMLADINE, Autoritratto 10 x 10; NAPOLI, VERAVITAGIOIA, Storie; CODOGNO(LODI),PALAZZO SOAVE, Arte per tutti; TREVI, FLASH ART MUSEUM, Aperto Italia 97; PESCARA, MERCATO ORTOFRUTTICOLO, Fuori uso; IMOLA, ROCCA SFORZESCA, Eccentrica; PIACENZA, EX CHIESA DI SAN FERMO, Biografia; TORTONA, 11 DREAMS ART GALLERY, Black&White; COSTIGLIOLE D’ASTI, Anticorpi